Quantcast
Channel: nuova zelanda – Zanichelli Aula Scienze
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Marea nera in Nuova Zelanda: fauna marina in pericolo

$
0
0

Mentre ancora si contano i danni provocati nell’aprile 2010 dall’incidente alla DeepWater Horizon, la piattaforma petrolifera della British Petroleum nel Golfo del Messico, dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda, si affronta quello che è stato dichiarato il più grande disastro ecologico del paese degli ultimi decenni. Il 5 ottobre scorso, la nave mercantile Rena battente bandiera liberiana si è incagliata nella scogliera, chiamata Astrolabe, 22 chilometri al largo di Tauranga, la più grande città della regione Bay of Plenty, nell’Isola del Nord neozelandese.

Localizzazione dell’Astrolabe Reef in Nuova Zelanda

 

Corsa contro il tempo
Dopo un iniziale riversamento di circa 350 tonnellate di petrolio in mare, dovuto a una falla successiva all’incidente, si sta tentando disperatamente di pompare fuori le restanti 1370 tonnellate ancora sulla nave. Meno della metà, per la precisione 645, ad oggi sono state recuperate, ma il tempo avverso con forti mareggiate compromette giorno dopo giorno il recupero della restante quota. Le cattive condizioni meteo, con forti venti e onde alte alcuni metri, mettono inoltre a ulteriore rischio rottura il mercantile già fortemente danneggiato dall’incagliamento: la probabilità che la nave si spezzi in due o possa affondare diventa sempre più alta ogni giorno che passa.

Ambiente in pericolo
Se con gradi sforzi si è potuto cercare di porre rimedio ai danni del primo riversamento, una massiva introduzione di petrolio nei 60 chilometri di costa potrebbe compromettere la fauna e la flora marina di una delle zone più famose tra surfisti e patiti di pesca subacquea della Nuova Zelanda. Ad oggi, si stima che già 1300 uccelli sono morti per ingestione o per essere rimasti intrappolati nel petrolio altamente viscoso. Volontari e militari hanno già pattugliato e ripulito la costa, mettendo in salvo circa 120 pinguini blu, al momento nel pieno della stagione di riproduzione. I danni sono quindi ancora incalcolabili finché non si sarà certi che tutto il petrolio della Rena verrà posto fuori dalla nave, ma certamente la Nuova Zelanda dovrà fare i conti a lungo con un ambiente marino mutato.

Un esemplare di pinguino blu (Foto: Wikimedia Commons)

 

Pesci contaminati in Lousiana
Nel Golfo del Messico, diverse specie sono state colpite dalla marea nera e un primo bilancio sulle conseguenze biologiche dei contaminanti sui pesci della Lousiana è stato possibile farlo grazie a uno studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista PNAS. I ricercatori della Louisiana State University, studiando i primi 4 mesi di esposizione dei pesci Fundulus Grandis (killifish) alla marea nera, hanno scoperto che importanti danni sull’espressione genica erano stati riportati da questa tipologia di pesci residenziali. Raccogliendo campioni di acqua e cellulari nelle paludi della Louisiana subito prima che arrivasse la marea, e per due volte dopo che l’enorme macchia di petrolio espandosi era ormai arrivata, sia nel giugno 2010 che alla fine di agosto quando sembrava visivamente scomparsa, gli scienziati si sono trovati di fronte a una popolazione di pesci con anomalie nello sviluppo, come branchie più piccole, aumentata incidenza di morte nelle larve e una diminuizione della capacità di riproduzione.

Un esemplare di killifish (Foto: aboutfishonline.com)

 

Conseguenze biologiche ed ecologiche
Con queste conseguenze, la decrescita della popolazione dei killfish, «pasto» di numerosi pesci più grandi residenziali, è diventata a catena un danno enorme per l’equilibro della fauna marina della Lousiana. Gli effetti sugli animali che popolano la costa neozelandese saranno tutti da valutare, ma questi primi dati dei pesci vittima dello sversamento della DeepWater Horizon fanno pensare che l’impatto ecologico non sarà di poco rilievo.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Latest Images

Trending Articles